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mercoledì 12 luglio 2017

Le ville al mare dei nullatenenti e i nostri conti che non tornano




Dovremmo averci fatto l'abitudine ad apprendere certe notizie, in realtà l'abitudine ce l'hanno fatta solo i falsi  'nullatenenti', e quindi 'il popolo' degli evasori, del nostro Bel Paese. Rileggendo un articolo di qualche anno fa è sorprendente come le cose non solo non siano cambiate, ma, agli evasori fiscali, si sono aggiunti i saccheggi delle banche, le 'ricette' dell'Europa, le regole delle lobbies finanziarie ormai venute allo scoperto, mentre avanza spedita la riforma Monti/Fornero delle pensioni, la quale non solo costringe ad andare in pensione con il sistema 'contributivo' (e non più retributivo) a 68 anni abbondanti (ma questo limite verrà spostato in avanti in base alle aspettative di vita che sentenzierà l'ISTAT ovvero l'Istituto manovrato dal governo stesso), ma che ogni anno diminuisce i coefficienti di trasformazione (le percentuali da applicare al montante contributivo in base all'età che determinano l'importo dell'assegno) nonostante la rivalutazione del montante di contributi versati segni un tasso zero (ovvero non si rivaluta di un centesimo, anzi, nel 2016 il tasso è negativo pertanto la differenza verrà assorbita dal prossimo tasso attivo ... se ci sarà). E pensare che il tasso di rivalutazione viene calcolato in base all'andamento del PIL su base quinquennale. Che c'entra - direte voi - l'evasione fiscale con le pensioni, l'età pensionabile, il montante contributivo, il coefficiente di trasformazione? Molto semplice! L'evasione fiscale annua in Italia è stimata intorno ai 100 miliardi di euro (300 miliardi di reddito non dichiarato) che da soli rappresentano il 5,88 di PIL  (17,65 se considerassimo il reddito non dichiarato), a ciò dovremmo aggiungere il lavoro nero e il business delle mafie, etc. ma ci sarebbe da scrivere un trattato e non un semplice articolo ..., se a ciò aggiungiamo che la maggior parte di questi danari sottratti al fisco se ne vanno all'estero e quindi non vengono investiti nell'economia italiana creando quell'effetto moltiplicatore in termini di sviluppo delle aziende (attraverso il credito) e creazione di posti di lavoro che a loro volta spingono in alto i consumi, il gioco è fatto e i nostri conti non tornano!

Nel 2015 gli italiani che vivevano in povertà assoluta erano circa 4.600.000 (ISTAT) e circa 10.000.000 i border line, ovvero leggermente sopra tale soglia (stiamo parlando del 25% della popolazione e questa percentuale non può essere considerata un 'dato marginale'). Anziché rafforzare il servizio e lavorare seriamente nella lotta all'evasione, si spiccano cartelle Equitalia che fanno lievitare le sanzioni in maniera esponenziale (abolita Equitalia 'il servizietto' viene reso dall'Agenzia delle Entrate - Riscossioni alla quale è stato dato persino il potere di prelevare direttamente dal conto del malcapitato). Si fanno manovrine e manovrette per rastrellare qualche miliardo di qua e di la sempre dalle stesse tasche (quelle dei contribuenti ovvero di chi lavora e suda onestamente, di chi percepisce una pensione ai limiti del sostentamento, di chi ha una piccola attività nella quale il 'socio' Stato si prende oltre il 65%) lasciando intatte, anzi rimpinguando, le tasche dei soliti noti (ma ignoti al fisco). Eppure i fatti che riporto di seguito sono visibili a tutti e tutti ne conoscono nome e cognome, ma, nonostante ciò, con una serie rocambolesca di provvedimenti, leggine e leggette, le cose rimangono tali e quali. Certo, in parte ce lo meritiamo, li votiamo noi! Mentre loro ti creano falsi nemici (immigrati), ti informano senza informarti sulle verità, ti trastullano con omicidi, femminicidi, processi che non finiranno mai, crolli, catastrofi, terremoti, alluvioni, iperfibra, alta velocità, sport, calcio (tanto calcio), .... mentre ti intrattengono con questi argomenti, fomentano le ruberie tipiche del nostro paese e dei nostri governanti.



"Se vedete un signore a bordo di una fiammante fuoriserie varcare il cancello di una lussuosa villa che ha appena affittato a Porto Cervo, Capri, Forte dei Marmi, Positano, oppure, perché no, Portofino e Taormina, farete bene a compatirlo: nel 47% dei casi, secondo Contribuenti.it. è nullatenente o pensionato con la social card nel portafoglio. Accanto, s'intende, a una carta di credito oro ben fornita, trattandosi evidentemente di evasori o loro prestanome. Ma è possibile che in questo Paese la faccia tosta sia una caratteristica tanto diffusa? Purtroppo lo è anche di più. Diversamente quello del «finto povero» non sarebbe diventato uno sport nazionale. Basta scorrere le notizie che finiscono in due righe in fondo a una pagina di giornale. Una volta la Guardia di finanza ha pizzicato a Siena un signore che aveva chiesto il contributo per pagare la pigione spettante agli indigenti: aveva due ville e quattro appartamenti. Proprio così. In un'altra occasione è stato sufficiente controllare a fondo il parco macchine di un caseggiato popolare per scoprire fra gli assegnatari degli alloggi i proprietari, rispettivamente, di una Porsche Carrera, una Jaguar e un Suv Volkswagen Tuareg. E questo a Padova, non a Napoli, dove il 59,9% degli occupanti abusivi delle abitazioni Iacp e addirittura il 78% di quelli comunali dichiara di vivere d'aria. D'altra parte, come si spiegherebbero le stime, probabilmente vere per difetto, che qualificano l'Italia come la Patria degli evasori: dove 300 miliardi di euro l'anno di imponibile sfuggono completamente alla Finanza, con il risultato di veder sfumare incassi per almeno 100 miliardi? Per inciso, si tratta di una volta e mezzo la somma che ogni dodici mesi paghiamo per interessi sul nostro gigantesco debito pubblico. Una situazione, sia chiaro, che il fisco conosce fin troppo bene. Basta ricordare le parole con cui il ministro dell'Economia Giulio Tremonti denunciò nel maggio 2004 durante una infuocata riunione della maggioranza di centrodestra la scandalosa contraddizione fra le appena 17 mila persone che allora dichiaravano un reddito superiore a 300 mila euro e le 230 mila auto di lusso uscite ogni anno dai concessionari: 13 volte e mezzo di più. Il fatto è che da allora le cose non sono certamente migliorate in modo radicale. Non è questa la sede per indagare sulle ragioni. Ma è un fatto che nel 2007 il numero dei contribuenti con un reddito superiore a 200 mila euro non superava 76 mila, cioè lo 0,18% del totale. Esattamente, 75.689. E il 56,8% di loro, ossia più di 43 mila, erano lavoratori dipendenti, mentre il 25% era rappresentato da pensionati: 18.811. Sapete quanti invece fra i due milioni e passa di «percettori di reddito d'impresa» dichiaravano di aver incassato oltre 200 mila euro? Soltanto 6.253. Per non dire delle società. A guardare i numeri verrebbe da pensare che fra gli imprenditori italiani ci siano eserciti di masochisti. Le società di capitali che hanno chiuso il bilancio 2007 (quello prima della grande crisi) in perdita sono state addirittura il 45% del totale (con la de-penalizzazione del 'falso in bilancio' lo abbiamo di fatto autorizzato pure! nota mia). Tutti sfortunati, incapaci, sprovveduti? Oppure furbacchioni? 
Fatevi un giro nelle banche dati delle Camere di commercio, e scoprirete che l'Italia è anche la Patria delle società di comodo. Quelle che vengono create da privati cittadini per custodire dietro uno schermo societario la proprietà della barca, della casa, della villa al mare. E chiudere il bilancio in perdita, in questi casi, è un toccasana fiscale mica da ridere. Senza parlare delle scatole costituite al solo scopo di rastrellare falsi crediti Iva: ma questa non è evasione, è truffa. Va da sé che una società già non particolarmente predisposta, anche per ragioni storiche, alla fedeltà fiscale, di tutto avrebbe bisogno tranne che di ulteriori incentivi a non rispettare le regole. I quali però, negli ultimi trent'anni, sono stati assai frequenti. I condoni fiscali, per esempio. Dal 1982 ce ne sono stati tre di quelli tombali, senza che l'effetto positivo tanto decantato ogni volta, quello di «far emergere base imponibile» sia stato tangibile. Anzi. Che gli evasori, una volta regolate le pendenze passate con il fisco, ovviamente senza nemmeno subire le sanzioni che avrebbero meritato, si «immergano» di nuovo aspettando il prossimo condono, è ormai accertato. Guardiamo la vicenda del cosiddetto scudo fiscale. La prima opportunità offerta nel 2002-2003 a chi aveva illegalmente esportato capitali all'estero senza pagarci le tasse diede un risultato clamoroso: vennero regolarizzati circa 70 miliardi di euro, che per il 60% erano stati portati in Svizzera da cittadini residenti in Lombardia. «Pochi giorni e poi partiranno controlli severissimi», proclamò il fisco. Per dissuadere gli evasori nostrani e i finti poveri con la mania delle banche offshore dal riprendere l'odioso traffico, Tremonti minacciò di installare le telecamere davanti alle frontiere elvetiche. Trascorsi appena sei anni, ecco un nuovo scudo fiscale, con risultati ancora più clamorosi. I miliardi di euro regolarizzati, questa volta, sono stati ben 106: molti di questi, è prevedibile, usciti dall'Italia dopo il 2003. Per andare da dove a dove? Ancora una volta in gran parte dalla Lombardia verso la Svizzera. Ancora... alla faccia delle telecamere." 
Sergio Rizzo*




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